Testimonianze dei volontari

Sono stati parecchi gli amici che nel corso degli anno sono venuti a visitare le nostre strutture

Testimonianze

Era da un po’ che avevo l’idea di andare in Perù a conoscere l’asilo di Marisa. Non sapevo neanche bene il perché ma ne ero attratta e così, ascoltando il mio cuore, all’inizio di quest’anno ho pensato che il miglior modo per trascorrere l’estate dopo la maturità fosse quello di andare proprio là.

Ho conosciuto quel posto attraverso i racconti che Marisa ci faceva quando veniva a trovarci e le testimonianze di mia zia Luisella e di mia cugina Barbara, e da sempre mi sono sentita inconsciamente legata e affascinata da quella realtà. Fin da piccola, sapevo che il regalo natalizio per me e mio fratello era l’adozione a distanza di una bambina e di un bambino peruviani e inoltre, da molti anni, in cucina, è appesa una grande foto di Marisa sommersa da tutti quei bimbi con accanto tanti giovani donne che l’hanno accompagnata in ciò che ha costruito.

E così sono partita e sono arrivata a Quillabamba proprio nei giorni della festa cittadina! Inaspettatamente sono stata coinvolta in balli, musiche tradizionali e abiti tipici e in occasione della parata ho portato la bandiera italiana sfilando con i bambini della scuola. In questo modo, ho potuto conoscere fin da subito l’anima festosa, allegra e vivace della gente del posto.

Dopo i giorni di festa, tornati tutti al lavoro, ho dato anch’io una mano aiutando la mattina nell’asilo e il pomeriggio nella clinica. L’esperienza è stata fantastica, attorniata da tutti quei bambini che ti saltano addosso, ti sorridono e ti abbracciano gridando di gioia, riflessa in quegli occhioni così profondi, puri e vivaci. Tutti quegli occhi mi hanno rapito il cuore ma due in particolare mi hanno colpita, teneri, limpidi, innocenti e con un velo di tristezza, i primi che ho incontrato e a cui ho iniziato a voler bene: quelli di Gael, bimbo di quasi due anni che mi sarei messa in valigia e portata a casa ma che, non potendo, mi sono accontentata di adottare a distanza.

Anche nella clinica l’esperienza è stata forte e poter stare vicino ai pazienti e aiutarli mi ha resa molto felice. Pure lì ho conosciuto un bambino, Gustavo, molto dolce e divertente con il quale ho passato piacevolmente il tempo aiutandolo a fare i suoi esercizi; ma anche giovani e adulti, come la signora Luz che è riuscita a trasmettermi una forza e una positività disarmanti.

Il grande grazie va in primis a Marisa che mi ha dato la possibilità di fare questa esperienza ma soprattutto anche alle meravigliose persone che ho conosciuto là e che mi hanno seguita, giorno dopo giorno, con affetto e allegria, diventando sincere amiche: prima di tutte la mia cara Jenny, da sempre braccio destro di Marisa, con la sua famiglia; Analia, Sara, Nohemy e Jasmina, fisioterapiste della clinica; la signora Esperanza dell’asilo e Gladis, ottima cuoca. Sarò per sempre grata a tutti coloro che lavorano nella Divina Provvidenza e che mi hanno fatta sentire parte di una grande seconda famiglia.

Martina

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Il 23 aprile sono partito per il Perù. Ho affrontato questo viaggio con una felicità e serenità che non avevo mai sentito in altri viaggi. Con la consapevolezza di non capire neanche una frase di spagnolo sono arrivato a Cuzco dove Marisa mi aspettava. Il giorno seguente siamo partiti per Quillabamba. E qui è iniziata la mia bella esperienza.

 

Ho iniziato con la Guarderia dove già al mattino presto arrivavano piccoli bambini accompagnati dalla mamma o dal papà e con l’aiuto di Esperanza e Gladys cercavamo di intrattenerli con il gioco. Subito sono rimasto colpito da i loro occhi che ti guardavano stupiti e mi facevano riflettere su come sono stati fortunati i nostri figli. Mai dimenticherò Garet che mi chiamava papà, Sebastian, Yacomo, Nicolas, il piccolo Josè di circa 14 mesi, la dolce Sami.

Dopo una settimana ho iniziato a lavorare in clinica dove ho conosciuto la signora Jenny, donna straordinaria, paziente e molto gentile. Ho lavorato con le fisioterapiste Nohemy, Yasmina, Sara, Analia che con il loro lavoro mettono in atto quello che la Divina Provvidenza si prefigge: mettere sullo stesso piano persone abbienti e persone meno abbienti.

Non dimenticherò mai i pazienti: Gustavo, Linda, Jimmy. Nohemy pronta a correggermi ed aiutarmi se ero in difficoltà. La clinica è anche un ambiente sereno, musicale, sempre c’è buona musica, grazie a Jimmy, dove i pazienti, alcuni dei quali vengonno dalle montagne, trovano sempre qualcuno disposto ad ascoltarli ed aiutarli, sempre con il sorriso.

Nei pomeriggi ho iniziato a frequentare l’escuela di Macamango. Anche qui sono rimasto colpito dagli occhi di questi ragazzi e ragazze che mi osservavano e mi coinvolgevano nei loro discorsi cha a mala pena comprendevo. Ognuno di loro ha una storia alle spalle mi dicevano Marisa, Jenny e la directoria Deyniset , ma grazie a questa scuola riescono ad inserirsi e a sorridere sempre. Sono rimasto colpito da come gli insegnati (ed in particolare il prof. Paul) interagiscono con gli studenti.

Questa è molto di più di una scuola . Qui si imparano, regole e lezioni di vita importanti per il futuro di tutti questi studenti.

Non dimenticherò mai il loro saluto finale.

Ed ora vorrei ringraziare prima fra tutti MARISA che è stata per me una seconda mamma. Mi ha aiutato moltissimo non solo per lo spagnolo ma anche per comprendere meglio questo Paese straordinario nella sua semplicità.

Mi sono chiesto sovente come ha potuto fare un’ opera del genere. Grazie anche a tutti i sostenitori della Divina Provvidenza, alla Guarderia , alla Clinica e all’Escuela con tutti i dipendenti

“Un fuerte abrazo a todos” Lorenzo.

 

Shai (Agosto 2016)

Molto sinceramente, tutto è iniziato con la consapevolezza di non capire neanche una frase in spagnolo. La signora Jenny, per messaggio mi ha rassicurato: ho l’ “idioma de la voluntad”. Non poteva iniziare meglio la mia esperienza. A Quillabamba, mi accoglie appunto la signora Jenny Gonzales, una donna meravigliosa, paziente: è stata molto gentile.

Dormivo in una stanza della “guarderia”, l’asilo nido dell’Associazione, nata dall’abitazione della signora Marisa Ferreri. Ho subito conosciuto Sara, di Lima, poi Nohemy, di Cusco, Juan Carlos, di Arequipa, Yasmina di Quillabamba, e infine Abigail, di Puno. Hanno tutti sposato il progetto Divina Providencia, lavorando in una clinica che mette allo stesso piano persone abbienti, persone meno abbienti: lo spirito è di uguaglianza, e di rispetto per la vita di tutti. Affiancavo, per esempio, Sarita che indirizzava la terapia fisica per due bambini operati entrambi al braccio destro, non muovevano bene la mano.

La loro operazione non era stata buona, la cicatrice era evidente: ma erano spensierati e sereni, con una madre giovane ma già carica d’esperienza. Ci sono molti pazienti che vengono dal “campo”, nelle montagne, che impiegano molto tempo per raggiungere la Clinica: portano in dono frutti e storie da raccontare. Hanno sempre tutti il sorriso.

E’ giunta anche una signora anziana, molto magra, è entrata accusando dolori “a la cintura”: era un piccolo acciacco, in realtà voleva semplicemente parlare della sua situazione familiare. Sarita le ha consigliato un avvocato che lavora gratis per le persone che non possono permettersi una parcella. La signora, come me, mai si sarebbe immaginata ci fossero così tante persone disposte a dedicare e sfruttare la propria fortuna per offrire pari opportunità anche a chi proprio non può.

Poi… ho poi incontrato tutti i 60 bambini della scuola Divina Providencia: che forze della natura! Si sono stupiti di qualsiasi cosa, mi hanno osservato e non mi mollavano neanche un secondo. Guardavo i loro occhi felici, pensando a cosa avessero potuto vedere o vivere. Ognuno ha già una lunga storia alle spalle, nonostante l’età, mi dice la directora Deyniset, ed è molto emozionante recepirne alcune parti. Grazie a questa scuola, invece, sorridono sempre. Quando sono contenti saltellano sul posto, sono meravigliosi. Vivono in questa oasi felice, in cui il cibo e l’istruzione è garantita. Possono pensare a problemi più inutili, come chi va in porta a calcetto o di chi è il turno per giocare a biglie. Personalmente, ho tenuto lezioni di italiano, aiutandomi spesso con i disegni, qui molto apprezzati. Abbiamo anche preparato, con i bambini, i tortellini: hanno adorato riempirli e ripiegarli bene. Essendo italiano, non poteva nemmeno mancare la pizza: per me, era divertente anche fare la spesa con “joven Armando”, il ragazzo tuttofare che ha vissuto 18 anni tra la foresta e le montagne, e altri 10 a servire la scuola, come un fratello maggiore.

Ricordo il timore reverenziale dei bambini quando le professoresse Deyni, Sheyla, Irma e Mauricia, e del professor Libny chiedono di “formarse” nel patio prima di entrare in mensa, cantando canzoni come “Los ninos de la Divina Providencia”. La fortuna ha voluto che visitassi la scuola e l’associazione l’anno del 10° Anniversario: sono state giornate di festa, processioni in città, “veladas” e di balli e danze a scuola. I bambini erano tutti orgogliosi della propria “querida escuela”. Questa, è molto più di una scuola, decisamente. Durante le ultime settimane, la signora Jenny e io abbiamo lanciato la pagina Facebook della Escuela Divina Providencia

(https://www.facebook.com/EscuelaDivinaProvidenciaQuillabamba/), per raggruppare le foto e tutte le attività svolte in questi 10 anni: è stata un’occasione per riviverla, dal progetto su una bozza della signora Marisa Ferreri, alla sua attuazione, e ai suoi continui miglioramenti. La cultura dell’associazione di condivisione, di gioia e di umiltà è contagiosa: l’esperienza è durata un mese e mezzo, ma è stato il periodo più bello della mia vita. Il Perù e la Divina Providencia sono stati la mia seconda casa, e la mia seconda famiglia.

Volevo ringraziare l’associazione, la Guarderia, la Clinica e la Escuela, ed ogni suo membro. Ma soprattutto tutti i donatori dell’associazione, senza i quali questo immenso sogno non sarebbe mai diventato una realtà, e senza i quali non si potrebbe mantenerlo in vita. Spero di aver minimamente ripagato la loro generosità, la loro pazienza e la loro accoglienza.

Un abrazo fuerte a todos, buena suerte! Shai Bohane ?

Un po’ di immagini della nostra esperienza.

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AnnaMaria (2010) …..Dopo tanta attesa, ecco che arriva il giorno della partenza per il Perù.A Quillabamba mi aspetta Jenny, molto gentile, garbata ed efficiente; visito il jardin, la clinica ed infine la scuola, che si trova a Macamango, a circa due chilometri dalle altre strutture. E’ immersa nel verde, tra piantagioni di caffè, cacao e banane: sembra di essere fuori dal mondo (o, almeno, dal mondo che conosciamo noi). ……Il lunedì successivo mi reco in aula e cerco di rendermi utile: proverò ad insegnare un po’ di italiano (io che sono stata per più di 35 anni professoressa di matematica…), poi cucito a macchina (le macchine sono a pedali, ma cercherò di arrangiarmi) ed infine lavoro a maglia (e questo lo so fare bene ed insegnerò diversi punti ai bimbi)…….

Delfina e Chiara: Quest’estate abbiamo sentito il bisogno di fare qualcosa per gli altri, sperando che l’esperienza avrebbe lasciato il segno nella nostra vita, anche in quella quotidiana. Marisa ci ha dato la carica necessaria ad intraprendere questa avventura; il resto lo hanno fatto un centinaio di splendidi bambini che abbiamo conosciuto a Quillabamba. L’impatto è stato subito famigliare e superato il trauma del viaggio, che potrebbe scoraggiare i più, tutto è proseguito in modo molto naturale: le sveglie all’alba, i bambini che ti sommergono, anche e soprattutto fisicamente, con la loro energia, l’affetto delle persone che collaborano, i pasti agli orari più svariati e con i menù più svariati, le ore di lezione di italiano, i giochi di gruppo, le lezioni di cucina (noi che non cuciniamo nemmeno un uovo al tegamino, ci siamo trovate a fare le tagliatelle fresche per 60!), la piscina con i più piccoli, diventare dall’oggi al domani madrine di battesimo di tre bimbi e partecipare alle feste di famiglia, essere adottate come “Gringas” da tutta la cittadinanza locale.

Massimo 2004 …Oggi e’ un’altra giornata da ricordare, ogni giorno sentiamo storie di maltrattamenti di bambini da parte dei genitori ma quando viviamo cosi’ da vicino la situazione.beh.la cosa e’ un po’ diversa. Marisa ci ha appena avvisati che da oggi la clinica avra’ un’ospite in piu’, Alejo 6 anni, un bimbo della prima elementare. La madre stamattina l’ha accompagnato a scuola dicendo che questa notte era stato nuovamente maltrattato dal suo patrigno e non vuole piu’ tornare a casa. Nei giorni scorsi, avevamo intuito che avesse qualche problema, ogni tanto in mezzo ai suoi compagni si fermava a guardare nel vuoto e poi piangeva…..Chiara e’ di ritorno con Marisa da Macamango dove sorgera’ la futura scuola con dormitori, i lavori procedono bene e il prossimo anno in primavera dovrebbero iniziare le lezioni. Alejo probabilmente sara’ uno di quelli che usufruira’ anche delle strutture interne per viverci fino a quando sara’ maggiorenne. Fuori da qui, tutti i bimbi  vivono in un pesante stato di disagio e per loro la scuola e’ gratuita, ma ai nostri occhi anche Jules, 10 anni, deve avere qualche problema in piu’ rispetto ai suoi compagni, e dopo aver pranzato, lo accompagnamo a casa con la sua sorellina che va all’asilo, per vedere come vive. Viene con noi la sua maestra, che conosce gia’ altre realta’ simile alla sua. Camminando per strada, Jules mi sembra abbia cambiato atteggiamento, non e’ piu’ il bambino timido che stava seduto ascoltando la lezione, ma il figlio piu’ grande che torna a casa carico di un grosso peso sulle spalle per dare una mano a sua madre. Entriamo in un cortile di case pulite, direi accettabili, ma al suo interno, le quattro pareti in cui vive Jules sono come una freccia nel nostro cuore. Ricordo quando mio nonno viveva in campagna e aveva costruito un recinto coperto dove teneva galline e conigli…mi ricorda molto la casa dove vive Jules e gli altri 5 componenti della sua famiglia, 10 metri quadrati circa………

Massimo 2005 ……Il ritorno”:Non sempre e’ facile parlare o scrivere a proposito di un momento vissuto, per trasmettere la sensazione di cosa si provi in un quel determinato istante. Cio’ che ho provato al mio “ritorno a Quillabamba” e’ molto semplice da raccontare e credo si possa tradurre in “casa” e “famiglia”. Il coinvolgimento del vivere quotidiano insieme a questi amici rispecchiano pienamente il significato di queste due parole.
Carmen e Robert erano li’ ad aspettarmi da piu’ di un’ora al terminal Bus in arrivo da Cusco. E’ bastato un lungo abbraccio e qualche istante a guardare i loro volti sorridenti che mi chiedevano “Como estas?”, per annullare il tempo……

Enrico…...Lontano… questa è la prima parola che mi viene in mente pensando a Quillabamba, alla Guarderia e alla Casa Clinica. Lontano geograficamente per il percorso lungo tortuoso che ci conduce fino qua….Lontano emozionalmente, e qui mi riferisco al segno che una esperienza di questo tipo lascia a chi ha potuto prendersi un periodo sufficiente per entrare con tutti e due i piedi in una realtà di vita senz’altro unica nel suo genere. Mi riferisco in particolare all’attività che il volontario può svolgere nella Guarderia infantil e nella Casa Clinica.In entrambe si può essere molto utili senza una specifica competenza nei singoli settori anche se un educatore, un animatore, un fisioterapista o un medico possono dare senz’altro un contributo qualificato.

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